LETTERATURA (2319)

.

Oggi sono andato al supermercato per fare la spesa e non avevo i soldi (e con la scarpa tagliata quasi a metà perché mi sono rotto un piede, immaginate la scena).

Ho vissuto davvero un’esperienza particolare. Mi ero dimenticato di aver dato la mia carta a un collaboratore e in tasca avevo solo due 5 €.

Arrivato alla cassa, una signora prima di me aveva un carrello pieno di roba e si è formata la fila. Quando è arrivato il mio turno e il cassiere ha contato 14,75 euro, ho aperto il portafogli e ho sbattuto gli occhi come un pesce: dieci euro in tutto!

E che potevo dire!? Ho dovuto scusarmi tanto, sebbene non provassi alcuna vergogna della cosa. Solo un certo divertimento.
Ero dispiaciuto di aver fatto perdere tempo a delle persone, ma alla fine era una situazione nuova, buffa, tipica di Nicola insomma. Quello che mi ha colpito però è che il cassiere mi ha guardato come un morto di fame. Nei suoi occhi c’era un pesante giudizio, su di me e le mie "scarpe rotte". E la signora prima di me scuoteva la testa in segno di disapprovazione.
Ho voluto far finta, nel mio cuore, di essere povero e senza soldi, e con una famiglia che mi aspetta. E tutte quelle persone mi guardavano coi loro occhietti e mi giudicavano.
Mi sono poi ricordato che ho messo 50 euro nel cruscotto in macchina per tutti gli imprevisti, quando una vecchietta è sbucata dal fondo della fila con una 5 euro in mano: me li voleva regalare. Mi ha quasi fatto piangere. Se non fosse vietato di questi tempi l’avrei abbracciata.
Non aveva affatto un aspetto benestante, si vedeva che quei soldi per lei erano importanti, ma me li ha dati. Li ho presi e ho pagato mentre il cassiere sbuffava. Sono corso alla macchina, ho preso la 50 euro e l’ho regalata alla signora con mille inchini.
E così in un giorno ho perso e trovato la fede nel mondo. L’ho persa perché la gente fa schifo. L’ho ritrovata perché in mezzo allo schifo, ci sono persone che hanno bisogno che pure sono pronte a darti una mano.

Nicola Pesce Himself

Leggi tutto…

Saffo

Lo sapevate che… Saffo, la poetessa dell’Eros, per secoli fu oggetto di censura. 

 

 

Ricordate questi versi: «Ecco che Amore di nuovo mi dà tormento, /Amore che scioglie le membra». Che sensazioni vi suscitano? I versi di Saffo sono profondamente sensuali, teneri e dolci e al tempo stesso conturbanti, esprimono un erotismo che mal si addiceva ad una donna greca. Vi parla dell’amore in tutte le sue forme: del desiderio bruciante, della tenerezza, della gelosia. La poetica forte e passionale di Saffo è un atto di ribellione nei confronti di una società patriarcale in cui il ruolo della donna e i suoi sentimenti erano considerati irrilevanti.

 

 

Saffo fondò nell’isola di Mitilene una comunità, il tiaso, una sorta di cenacolo intellettuale dove educava le fanciulle alla poesia, alla musica, alla danza. La sua scuola non educava le donne soltanto alla maternità, alla procreazione, ma cercava di insegnare il culto della bellezza, dell’Eros. In una società militarizzata, Saffo riscatta l’amore e il ruolo della donna. Con alcune sue allieve strinse un legame particolare, ecco perché in epoca cristiana le poesie di Saffo vennero bandite e tacciate di immoralità. 

 

 

Da Omero a Platone l’amore, omo ed eterosessuale era cantato e descritto in tutte le sue forme, ma per la Chiesa medievale tutto ciò che era connesso alla sensualità era pericoloso, demoniaco; venne operata una scissione tra l’anima e il corpo proiettando su quest’ultimo vergogna e sensi di colpa. Eppure tantissimi poeti e filosofi si sono ispirati a Saffo: Platone la definì “una creatura meravigliosa”, il poeta Alceo se ne innamorò perdutamente, il saggio Solone in punto di morte volle imparare a memoria alcuni suoi versi. Perfino Leopardi volle omaggiarla. 

 

 

G.Middei

Leggi tutto…

.

“Tuo nonno mi chiese di sposarlo con una caramella. Non avevamo niente, si inginocchiò e mi disse :'non ho nulla ora, solo una caramella, ma se vuoi possiamo costruire tutto insieme'

 

"E tu?"

 

"Ho aperto la caramella, l'ho divisa in due e l'abbiamo mangiata. Da quel momento abbiamo diviso e condiviso tutto. Siamo caduti, ci siamo rialzati e abbiamo costruito.

Tutto insieme. Abbiamo vissuto momenti difficili, di stanchezza, ma ci siamo sempre stati l'uno per l'altro. Fino all'ultimo"

 

"Altri tempi nonna"

 

"Il tempo non cambia il modo di amare.

Quello che è cambiato è che non avete più esempi belli da seguire.

Mo avete paura di tutto. Non vi sposate per paura di non riuscire a costruire. Appena litigate vi lasciate perché poi pensate di trovarne uno migliore. Siete sempre alla ricerca della perfezione, come se poi esistesse.

Vi manca la percezione della realtà. Della felicità nelle piccole cose.

Fate ste grandi dimostrazioni, anelli da migliaia di euro, un video esagerato per le proposte di matrimonio e poi vi perdete il momento. Quella cosa intima che custodite in due, solo in due per tutta la vita.

È questo che vi manca. Il coraggio di vivere la vita e l' amore per quello che sono e non per come lo immaginate"

 

Una caramella e 50 anni insieme.”

 

Maria Prisco

Leggi tutto…

.

Il povero è colpevole di essere povero. 

 

 

Non mi vergogno a dirlo, c’è stato un periodo nella mia vita, nella mia infanzia in cui avevo fame. Letteralmente fame. A quell’epoca il mio papà aveva perso il lavoro, mia mamma era incinta, costretta al letto perché aveva rischiato di perdere il bambino. Fu un momento davvero brutto. 

 

 

Ma sapete cosa ricordo? C’è una cosa che mi è rimasta impressa, che ricordo ancora come se fosse ieri: la vergogna. Si, perché se hai una malattia o se ti colpisce un lutto o qualsiasi altra disgrazia, puoi parlarne liberamente, ma se non hai i soldi per fare la spesa, lo devi nascondere. Io non capivo perché dovesse essere così. Fu soltanto quando incominciai a leggere, quando incominciai a studiare che capii che la povertà è sempre stata vista come una vergogna dal sistema. 

 

 

Ma cos’è il sistema? Il sistema è quella cosa che stabiliva che un plebeo, nato plebeo, dovesse morire plebeo, capii che un intoccabile indiano, un plebeo romano, un servo della gleba francese erano soltanto nomi diversi per parlare della stessa cosa, quella cosa che oggi fa ancora paura: la povertà. 

 

 

Il povero era considerato malvagio, indubbiamente malvagio, perché se la sorte non lo aveva favorito, doveva essere colpevole di avere un animo cattivo. Perfino dopo la morte i poveri andavano isolati. Pensate che nel cimitero degli Innocenti, a Parigi, la fossa dei poveri era in disparte, perché il corpo del povero non era ben accetto fra gli altri Cristiani. E sapete cosa mi fa più rabbia? Che erano sempre loro, i privilegiati a disprezzare i poveri, ad essersi serviti della filosofia, della religione, della morale per giustificare l’esistenza del povero. Per colpevolizzare la povertà. Se sei povero, te lo sei meritato. Dunque abbi vergogna della tua condizione. Possibile che in tutti questi anni non sia cambiato nulla? 

 

 

G.Middei

Leggi tutto…

.

Li convinceremo che saranno liberi soltanto quando rinunceranno alla loro libertà in nostro favore e si sottometteranno a noi. Li faremo lavorare, sì, ma nelle ore libere dalla fatica organizzeremo la loro vita come un gioco infantile, con canti in coro e danze innocenti [...] Daremo loro l’umile, quieta felicità degli esseri deboli. Dimostreremo loro che sono soltanto dei poveri bambini, ma che la felicità dei bambini è più dolce di ogni altra. 
 
Diventeranno timidi, avranno timore della nostra collera, la loro intelligenza perderà ogni audacia, i loro occhi diventeranno facili al pianto. Oh, concederemo loro anche il peccato, e così ci ameranno come bambini perché permetteremo loro di peccare! Noi diremo che ogni colpa sarà riscattata, purché la commettano col nostro permesso.
 
E non avranno segreti con noi. Noi permetteremo o proibiremo loro di vivere con le mogli e con le amanti, di avere o di non avere figli, giudicando sempre in base alla loro obbedienza; e loro si sottometteranno a noi, tutti felici e contenti. I segreti più tormentosi della loro coscienza li porteranno a noi; noi risolveremo tutto, e loro accetteranno la nostra decisione con gioia, perché essa li libererà da una grande fatica e dal terribile supplizio attuale di dover decidere da sé, liberamente. 
 
Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov
Leggi tutto…

.

Leopardi? Una noia mortale. Perché continuare a studiarlo a scuola? 

 

 

Ecco cosa pensano tanti ragazzi di Leopardi, troppo interessati ai reality show e all’ultima puntata del grande fratello per avere tempo per leggere. Oggi però vi dico e vorrei dire ai ragazzi: Leopardi è attuale, è dannatamente attuale. 

 

 

C’è sofferenza nella vita? Certamente. Leopardi ve lo dice, lo scrive, scrive della sofferenza dell’attesa, delle speranze tradite, dei sogni infranti, delle calunnie degli invidiosi, dell’arroganza dei prepotenti. Leopardi cercava l’amore, anche se le donne gli preferivano uomini sciocchi ma più avvenenti e mondani. Chi nella propria vita non è mai stato infelice? Non ha conosciuto la tristezza, lo smarrimento, la disperazione? 

 

 

Leopardi non vi mente, non vi mente mai. Non indossa la maschera del moralista, non vi fa prediche e lezioni, non vuole farvi credere che tutto andrà bene. Non vi vende illusioni. L’onestà, il coraggio di essere onesti è il vero mandato dell’arte. Pochi ci riescono, i più ripiegano verso forme e contenuti consolatori, edificanti, fuffa perché chi ammicca troppo al lettore, chi cerca disperatamente di compiacerlo, non è un artista. Leopardi è il poeta che ha lottato tutta la vita per tenere insieme verità e bellezza. 

 

 

Già, la bellezza salverà il mondo. Ma dove sta la bellezza? Non nell’avere, non nel consumare, non in quella vita che mira all’interesse, a sopraffarsi l’un l’altro, non nella società fatta di chiacchiere meschine e apparenze, dove tutti ti guardano dall’alto in basso perché non sei vestito come loro, ma nell’immaginazione. Ecco qual è il significato dell’Infinito: «Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare.» Ogni volta che leggo questi versi, mi commuovo. Pensate, immaginate, sognate, ecco cosa vi sta dicendo Leopardi. Alimentate in voi l’immaginazione, perché l’immaginazione vi renderà vivi. Non rassegnatevi a chi vi vorrebbe docili e senza sogni. A questo serve la letteratura: senza bellezza, senza immaginazione, senza i perché la vita muore.

 

 

G.Middei

 

Leggi tutto…

.

«Quanto più una società si allontana dalla verità, tanto più odierà quelli che la dicono. Poiché nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario.»

 

 

Avete mai sentito parlare del Mito della caverna di Platone? Immaginate degli uomini che vivono prigionieri in una caverna, senza sapere di essere prigionieri. Uno di loro però riesce ad evadere, ma al suo ritorno quando racconta agli altri la verità, non viene creduto. Anzi lo deridono, lo prendono per pazzo. Perché? Perché oggi come ieri la gente non presta ascolto a ciò che è spiacevole udire. Gli uomini sono schiavi che difendono i loro padroni. «Il sistema in cui viviamo ha delle regole e queste regole hanno un unico scopo: il Controllo. Accettiamo che il sistema ci dica come vestire, cosa comprare, cosa mangiare, dove andare, cosa pensare.»

 

 

Fateci caso, tutti quegli uomini che hanno cercato di destare le masse dal loro sonno sono stati uccisi: Socrate, Gesù, Gramsci. Oggi però non è più necessario ucciderli fisicamente perché la società, per come è impostata, fa sì che la filosofia venga considerata da molti obsoleta, inutile. Che vantaggi comporta nella vita di tutti i giorni aver letto Seneca, il Simposio di Platone, Aristotele? Nessuno, se pensate in termini di utilità, di guadagno, di profitto. 

 

 

Tutto ciò che non può essere comprato, venduto, ostentato viene giudicato inutile. Perché? Perché al sistema non servono uomini pensanti ma macchine. Non servono i filosofi, non servono i pensatori, non servono gli artisti ma soltanto operai altamente qualificati. Schiavi che non sanno di essere schiavi, che non conoscono altro che la caverna buia in cui sono rinchiusi. 

 

 

C’è un modo, uno solo per rompere le catene: pensare! Ecco a cosa serve la filosofia. L’ignoranza è un carcere «Dobbiamo organizzare,» diceva Augias, «la più grande evasione del secolo. Non sarà facile, vi vogliono stupidi, ma se scavalcate il muro dell’ignoranza poi capirete senza dover chiedere aiuto. E sarà difficile ingannarvi. Chi ci sta?»

 

 

G.Middei

Leggi tutto…

.

Stabilito che le disgrazie sono fatte per gli uomini, perché arrabbiarsi contro le disgrazie? Sarebbe come arrabbiarsi perché piove, o perché c’ è il sole, o perché si muore. La morte esiste, la pioggia esiste, la cecità esiste: e ciò che esiste va accettato. Disperarsi a che serve? A vederci meglio? Bisogna adattarsi: prima per esempio leggevo molto. Ora mi faccio leggere. E poi proprio cieco non sono: da un occhio, sì, non vedo quasi nulla, ma dall’altro vedo la periferia. Posso anche recitare e, infatti, vede: continuo a lavorare, lavoro. Né questo mi rende infelice. Signorina mia, ciascuno ha da portare una croce e la felicità, creda a me, non esiste. L’ho scritto anche in una poesia: «Felicità: vurria sapé che d’è / chesta parola. Vurria sapé che vvo’ significà». Forse vi sono momentini minuscolini di felicità, e sono quelli durante i quali si dimenticano le cose brutte. La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza.Oriana Fallaci Intervista a Totò
Leggi tutto…
RSS
Inviami una notifica quando vengono nuovi articoli in questa categoria –