LETTERATURA (2319)

Avarizia

L'avarizia è il più stupido dei vizi capitali perché gode di una possibilità, o se si preferisce di un potere, che non si realizza mai. Il denaro accumulato dall'avaro, infatti, ha in sé il potere di acquistare tutte le cose, ma questo potere non deve essere esercitato, perché altrimenti non si ha più il denaro e quindi il potere a esso connesso. 
 
Quando il denaro diventa il fine ultimo, tutti i beni che non sono di natura economica come l’intelligenza, la cultura, l’arte, la forza, la bellezza, l’amore, per l’avaro cessano di essere valori in sé, perché lo diventano limitatamente alla loro convertibilità in denaro. Ma allora perché essere avari? Da quale angoscia si difende l’avaro? 
 
L’avaro ha il terrore del futuro, da cui si protegge scegliendo un potere più raffinato, un potere che non si esercita nel presente, ma che nel futuro può essere esercitato in qualsiasi momento. Di questa possibilità gode l’avaro e la protrae fino al giorno della sua morte, che è sempre una morte disperata, non perché l’avaro in quell’occasione è costretto a separarsi dal suo denaro, ma perché è costretto a separarsi dal futuro, per garantirsi il quale ha accumulato denaro per tutta la vita. Quindi l’avaro ha paura della morte, non accetta la condizione di mortale che è propria dell’uomo, per questo il suo vizio è davvero un “vizio capitale”. 
 
Umberto Galimberti
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Ipocrisia

«Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti». 
 
Vi ricordate queste parole di Pirandello? L’ipocrisia è ciò che tiene in piedi la società. Hai un’idea? Domandati quanto sia conveniente esprimerla ad alta voce. Pensi qualcosa che potrebbe risultare sgradito alle orecchie di un tuo amico? Faresti meglio a tacere. Perché sì saper stare al mondo, vuol dire proprio questo: «dentro, neri come corvi; fuori, bianchi come colombi; in corpo fiele; in bocca, miele». 
 
Certo, vi sono tanti tipi di ipocrisia. Vi è l’ipocrisia che assume forme politiche, istituzionalizzate. Benessere, uguaglianza e fratellanza tra i popoli: questo è il volto pubblico dell’Occidente. E certamente non è opportuno ricordare che la nostra fortuna l’abbiamo costruita sul sistematico sfruttamento degli altri popoli. Oggi poi si parla tanto di libertà e di democrazia. La parola democrazia soprattutto viene evocata per legittimare politiche che di democratico non hanno nulla.
 
C’è l’ipocrisia sociale di Anna Karenina; Anna è una sgualdrina, una donna immorale, così la giudica la nobiltà russa. Perché? Perché Anna ama un altro uomo, vuole divorziare da suo marito, viene lapidata dalla società, quella stessa società che praticava liberamente l’adulterio a patto che venissero mantenute le convenienze. Vi è l’ipocrisia che si tinge di opportunismo; ricordate il Professor Paolino della commedia L'uomo, la bestia e la virtù di Pirandello? Indossa la maschera della virtù e del perbenismo per nascondere la tresca con la signora Perella.
 
C’è infine l’ipocrisia fine a se stessa. Continuamente vedo persone che scherzano, si fanno i complimenti, si scambiano notizie sulla famiglia, e come sorridono! Sorridono sempre, ma non appena si separano, incominciamo gli uni a parlare male degli altri. Come si può, mi domando, essere tanto affabili con una persona, e appena l’altro non c’è più, abbandonarsi alla calunnia più crudele? Non voglio piegarmi al gioco di chi si odia ma lo fa con un sorriso sulla bocca. Ed è questo che vi auguro: siate voi stessi, siate onesti con voi stessi e sopratutto siatelo con gli altri.
 
G.Middei
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Quasi nessuno lo è

Vi auguro di essere eretici. Di essere liberi, liberi di scegliere, di pensare con la vostra testa. 

 

 

Perché eretici? Perché la parola eresia in greco antico significa letteralmente scelta. «Eretico è chi non si accontenta dei saperi di seconda mano, è chi si ribella al sonno delle coscienze, chi non si rassegna alle ingiustizie.» È colui che dice “no”, che sa opporre un rifiuto, che si rifiuta di obbedire, ciecamente obbedire.

 

 

Tutto voi avrete sentito parlare di Socrate, di Platone, di Omero, ma avete mai sentito parlare di Archiloco di Paro? Fu uno dei primi eretici, uno dei primi dissidenti della storia. Essere un buon soldato, ecco cosa celebra il mondo omerico. L’onore. La Gloria. Archiloco invece è la voce fuori dal coro del mondo antico: abbandona lo scudo nel bel mezzo della battaglia. Tutti gli dicono: obbedisci agli ordini, combatti, combatti per l’onore di questo comandante, combatti per l’onore della tua patria.

 

 

«La patria di chi? La patria di Socrate messo a morte con le leggi della patria? La patria degli ateniesi o la patria degli spartani che parlavano la stessa lingua degli ateniesi però si squartavano tra loro come molti secoli dopo avrebbero fatto i fiorentini e i senesi, i veneziani e i genovesi? Anche Mussolini parlava di patria. In Istria dove fino a ieri la patria si chiamava Italia sicché bisognava uccidere ed essere uccisi per l'Italia ma ora si chiama Iugoslavia sicché bisogna uccidere ed essere uccisi per la Iugoslavia».

 

 

Ecco io sono d’accordo con la Fallaci. Archiloco sarebbe stato d’accordo con la Fallaci. Ne ho abbastanza di coloro che dicono “credi in questo, credi in quest’altro”. Fai questo, pensa in questo modo, non avere una tua opinione! Quelli che ti ordinano di pensare in un certo modo, o peggio ancora che ti ordinano di NON pensare in un certo modo, sono soltanto inquisitori. I paladini delle verità assolute mi fanno paura, non esito ad ammetterlo. Poi però penso ad Archiloco: in un mondo dove la società ti schiaccia e sembra volerti soffocare, se non fai ciò che tutti fanno, se non pensi come tutti pensano, lui fa sentire la sua voce. 

 

 

G.Middei

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Mistero del candore

Il destino si descrisse e volle che per un incanto troppo greve a sostenere, il cangiante pavone si trasformasse in uno splendido lupo bianco qualora costretto ad affrontar l'attacco degli spiriti che gravitano attorno all'animo, affascinati dalla purezza ed attratti dal mistero del candore..

                                A.C.

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«Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti». 

 

 

Vi ricordate queste parole di Pirandello? L’ipocrisia è ciò che tiene in piedi la società. Hai un’idea? Domandati quanto sia conveniente esprimerla ad alta voce. Pensi qualcosa che potrebbe risultare sgradito alle orecchie di un tuo amico? Faresti meglio a tacere. Perché sì saper stare al mondo, vuol dire proprio questo: «dentro, neri come corvi; fuori, bianchi come colombi; in corpo fiele; in bocca, miele». 

 

 

Certo, vi sono tanti tipi di ipocrisia. Vi è l’ipocrisia che assume forme politiche, istituzionalizzate. Benessere, uguaglianza e fratellanza tra i popoli: questo è il volto pubblico dell’Occidente. E certamente non è opportuno ricordare che la nostra fortuna l’abbiamo costruita sul sistematico sfruttamento degli altri popoli. Oggi poi si parla tanto di libertà e di democrazia. La parola democrazia soprattutto viene evocata per legittimare politiche che di democratico non hanno nulla.

 

 

C’è l’ipocrisia sociale di Anna Karenina; Anna è una sgualdrina, una donna immorale, così la giudica la nobiltà russa. Perché? Perché Anna ama un altro uomo, vuole divorziare da suo marito, viene lapidata dalla società, quella stessa società che praticava liberamente l’adulterio a patto che venissero mantenute le convenienze. Vi è l’ipocrisia che si tinge di opportunismo; ricordate il Professor Paolino della commedia L'uomo, la bestia e la virtù di Pirandello? Indossa la maschera della virtù e del perbenismo per nascondere la tresca con la signora Perella.

 

 

C’è infine l’ipocrisia fine a se stessa. Continuamente vedo persone che scherzano, si fanno i complimenti, si scambiano notizie sulla famiglia, e come sorridono! Sorridono sempre, ma non appena si separano, incominciamo gli uni a parlare male degli altri. Come si può, mi domando, essere tanto affabili con una persona, e appena l’altro non c’è più, abbandonarsi alla calunnia più crudele? Non voglio piegarmi al gioco di chi si odia ma lo fa con un sorriso sulla bocca. Ed è questo che vi auguro: siate voi stessi, siate onesti con voi stessi e sopratutto siatelo con gli altri.

 

 

G.Middei

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Le cose belle della vita non sono cose 
 
Vi hanno lasciato credere che l’unica cosa che conta, l’unica cosa importante nella vita, è questa: fare i soldi, fare tanti soldi e ovviamente poterli spendere. Tutto qui! Soltanto attorno a questo ruota il loro concetto di felicità: poter comprare. 
 
Oggi, fateci caso, potete avere tutto: potete essere belli, giovani, potete avere l’amore, la felicità, tutto è a vostra disposizione, tutto è facile, facilissimo, è a portata di mano, sta a voi prendervelo, perché sì ve lo meritate! A patto che abbiate una carta di credito, chiaro. Ecco, io provo tristezza quando vedo gente che si sente fallita, sente di non valere nulla, perché non possiede questa o quella macchina; perché non può permettersi quella borsa firmata, quel paio di scarpe all’ultima moda. 
 
Sì, mi fanno tristezza e rabbia, perché vorrei dire a questa gente: vi stanno ingannando! Vi mostrano continuamente, in ogni momento del giorno, immagini di persone felici, sorridenti, sicure di sé che sfoggiano profumi, automobili, accessori costosi, e voi avete creduto loro, ma è un inganno! Non avete bisogno di queste cose, queste cose non cambieranno la nostra vita, una crema per il viso non vi renderà più giovani, un portafoglio firmato non vi conferirà autorevolezza, non potete “comprare” la felicità, il rispetto degli altri e certamente non l’amore. 
 
Queste cose non vi cambieranno la vostra vita ma cambiano la loro: sì grazie a voi la vita dei tanti Gucci, Calvin Klein e via dicendo è migliore, indubbiamente migliore. I loro imperil prosperano, vendendovi sogni, illusioni. Invece di spendere i vostri risparmi per comprare oggetti, viaggiate, andate a vedere l’arte, un concerto, organizzate una cena con i vostri amici, con le persone che amate, coltivate i vostri affetti, sono la vostra ricchezza più grande. Collezionate momenti, esperienze, sensazioni, emozioni; guardare, sentire, assaporare, emozionarsi, questo significa vivere. E ricordatelo sempre, le cose belle della vita semplicemente non sono cose. 
 
G. Middei
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Un giorno un professore di filosofia prese un barattolo vuoto e incominciò a riempirlo con sassi. Una volta fatto chiese agli studenti se il contenitore fosse pieno ed essi risposero di si.
 
Allora il professore tirò fuori una scatola di piselli, li versò dentro il barattolo e lo scosse delicatamente e i piselli si infilarono negli spazi vuoti lasciati dai sassi. Ancora una volta il professore chiese agli studenti se il barattolo fosse pieno ed essi, ancora una volta, dissero di si. Allora il professore tirò fuori una scatola piena di sabbia e la versò dentro il barattolo e la sabbia riempì ogni spazio vuoto lasciato e coprì tutto. Stavolta alla domanda del professore, gli studenti risposero che il barattolo era pieno, senza ombra di dubbio. Allora il professore estrasse due lattine di birra e le versò completamente dentro il barattolo, inzuppando la sabbia. Gli studenti risero! 
 
“Ora”, disse il professore non appena svanirono le risate, ”voglio che capiate che questo barattolo rappresenta la vostra vita. I sassi sono le cose importanti, la vostra famiglia, i vostri amici, la vostra salute, i vostri figli, le cose che per le quali se tutto il resto fosse perso, la vostra vita sarebbe ancora piena. I piselli sono le altre cose per voi importanti, come il vostro lavoro, la vostra casa, la vostra auto. La sabbia e tutto il resto... le piccole cose.”
 
“Se mettete dentro il barattolo prima la sabbia non ci sarà più spazio per i piselli ed i sassi. Lo stesso vale per per la vostra vita, se dedicate tutto il vostro tempo e le vostre energie alle piccole cose, non avrete spazio per le cose importanti. Fissate le vostre priorità, il resto è solo sabbia”.
 
Uno studente allora alza la mano e chiede cosa rappresentasse la birra. Il professore sorrise. “Sono contento che tu me l’abbia chiesto, era giusto per dimostravi che non importa quanto piena sia la vostra vita, perchè c’è sempre spazio per un paio di birre con gli amici.”
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