LETTERATURA (2319)
Un uomo muore. C’è sempre un colpevole. Ma quando cento, mille, centomila uomini muoiono, chi è il colpevole? Tutti o nessuno?
Adolf Eichmann fu l’uomo responsabile dello sterminio di migliaia di ebrei; l’uomo che materialmente provvedeva a organizzare i convogli che trasportavano i deportati verso Auschwitz. Ma se vedeste la fotografia o i filmati di quest’uomo, restereste delusi. Un tipo qualunque, ordinario, dall’aspetto inoffensivo, ecco come appare Adolf Eichmann. Altrettanto anonimi e tranquilli sono i suoi modi. Quando parla al processo che avrebbe stabilito la sua condanna a morte, lo fa sempre in modo pacato, senza eccessiva enfasi
Sapeva cosa accadeva ad Auschwitz? Aveva materialmente organizzato il trasporto di milioni di uomini, donne, bambine verso la morte? Certo, che lo aveva fatto, ma lui aveva soltanto eseguito degli ordini, capite? Il processo ad Eichmann durò per ben otto mesi. Gente deportata, ammassata e poi fucilata a gruppi di trecento/quattrocento, e quelli che non morivano all’istante venivano letteralmente sepolti vivi insieme ai cadaveri, ecco cosa viene fuori dal processo di Eichmann
Pensate che Eichmann si sia turbato? Provò rabbia, angoscia, sdegno udendo queste testimonianze? Era preoccupato quando fu accusato di questi crimini? No, non lo era. Era dispiaciuto certo che queste cose orribili fossero accadute, ma lui aveva la coscienza a posto. «Io obbedivo soltanto a degli ordini
«L’infermiera non ha ucciso nessuno, si è limitata a spogliare e tranquillizzare degli ammalati. Nemmeno il medico ha ucciso, ha semplicemente confermato una diagnosi. L’operaio che apre il rubinetto del gas, quindi colui che è piú vicino all’omicidio nel tempo e nello spazio, svolge una funzione tecnica sotto il controllo dei suoi superiori. Il poliziotto segue la sua procedura, che è quella di constatare un decesso e annotare che ha avuto luogo senza violazione delle leggi in vigore. Chi è colpevole? Tutti o nessuno
La citazione è tratta da Le benevole di Littell
Ricordate l’espressione: «fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza?»
Dante le fa dire ad Ulisse. Sono forse le parole più celebri dell’intera Divina Commedia. Ma cosa significano? Che cosa vi sta dicendo Ulisse? Ecco è molto semplice: vivere per mangiare, respirare, soddisfare i bisogni primari della vita, significa vivere come animali. Non essere niente di più. In tanti scelgono questa sorta di vita: non pensano, fanno ciò che tutti fanno, non hanno curiosità, non hanno passione, si limitano a sopravvivere, capite? Dante invece vi sta dicendo: non vivete come bruti, perché non siete nati soltanto per questo!
Ricordate le parole di Kant: abbi il coraggio di servirti della tua intelligenza? Più di duemila anni prima invece un altro grande filosofo diceva: conosci te stesso. Il conosci te stesso di Socrate, il Sapere aude di Orazio (osa sapere!) vi stanno dicendo la stessa identica cosa. La vostra missione su questa terra è di arricchire il vostro bagaglio di conoscenze e di esperienze. Siate curiosi, pensate, indagate, ponetevi continui domande, esercitate e mettete in pratica la vostra intelligenza, perché è il pensare che vi rende umani!
Oggi invece c’è la televisione, ci sono i giornali, gli influencer: tutte queste persone fanno una cosa, una cosa soltanto: vi distraggono! Vi esortano a non pensare. Pensare non va più di moda. Non scegliete in questi nidi di mediocrità e conformismo i vostri modelli. Pensate ad Ulisse invece. Ulisse è il simbolo della curiosità, è l’eroe che per il l’instancabile desiderio di sapere non ha esitato a spingersi oltre i limiti del mondo conosciuto. Dante, Foscolo, Tennyson, D’Annunzio… generazioni di poeti e scrittori hanno parlato di Ulisse, per ricordarvi questo: vivere e sopravvivere non sono affatto la stessa cosa!
G.Middei
Versi.. nascono dal profondo
Si trovano nelle viscere della terra.
Il cuore ci permette di tradurli..
Alberto C.