LETTERATURA (2319)

.

Rousseau: «Vi piacciono i gatti?».

Boswell: «No».

Rousseau: «Ne ero sicuro. È un segno del carattere. In questo avete l’istinto umano del dispotismo. Agli uomini non piacciono i gatti perché il gatto è libero e non si adatterà mai a essere schiavo. Non fa nulla su vostro ordine, come fanno altri animali».

Boswell: «Nemmeno una gallina, obbedisce agli ordini».

Rousseau: «Vi obbedirebbe, se sapeste farvi capire da essa. Un gatto vi capisce benissimo, ma non vi obbedisce».

 

 

(James Boswell - Visita a Rousseau e a Voltaire,Adelphi 1993)

Leggi tutto…

.

Dalla paura della solitudine e del silenzio, ciascuno cerca a modo suo di guarire. 

 

 

Alcuni vanno a fare viaggi. Nell’ansia di veder paesi nuovi, gente diversa, c’è la speranza segreta di scoprire in qualche punto della terra la persona che potrà parlare con noi. Alcuni s’ubriacano, per dimenticare i propri torbidi fantasmi e parlare. Alcuni imparano a giocare a bridge; alcuni fanno l’amore, che si può fare anche senza parole. Di solito si dice che queste cose si fanno per ingannare il tempo: in verità si fanno per ingannare il silenzio. 

 

 

Il pensiero appare come uno sterile frutto di solitudine e fatica; due cose sono oggi con prepotenza odiate, la fatica e la solitudine. Si cerca di combatterle e di annientarle ovunque se ne scorga una pallida impronta. Ci si raduna in gruppo, per difendersi dall’oscurità e dal silenzio; ci si raduna in gruppo per viaggiare, per esistere, per cantare e suonare Ci si raduna in gruppo anche per fare l’amore: sembrando faticoso e stremante, e troppo imparentato con la solitudine, il famoso antichissimo rapporto di una sola donna con un solo uomo. 

 

 

Natalia Ginzburg, “Le piccole virtù”

Leggi tutto…

.

«Se non state attenti, il Potere vi farà odiare gli oppressi e amare gli oppressori.»

 

 

Qualche giorno fa ho letto un articolo su Repubblica che mi ha reso triste. L’articolo parlava della crisi della ristorazione: il costo della vita aumenta, gli stipendi sono sempre eguali e la gente non ha più la possibilità di mangiare fuori casa. Quante volte avete letto articoli del genere? Niente di nuovo in parole povere. Ma non è l’articolo il punto. Ma i commenti delle persone. Ecco, c’erano i ristoratori che davano addosso ai consumatori e i consumatori che davano addosso ai ristoratori. Alcuni, senza neanche provare a nasconderlo, ostentavano un certo compiacimento al pensiero che molte attività fallissero. 

 

 

Odio, rabbia, rancore e invidia: ecco il quadro dell’Italia di oggi. C’è una cosa che però mi ha sorpreso, nessuno, e dico nessuno in circa ottocento commenti, si è chiesto: ma perché questo è accaduto? Di chi è la vera colpa? Perché i prezzi aumentano in modo sempre più vertiginoso? Perché sempre più persone oggi non hanno un lavoro o rischiano di perderlo? 

 

 

Possibile che nessuno se lo chieda? E la risposta a tale domanda mi fa arrabbiare. È il vecchio gioco del divide et impera. Un popolo diviso è più facile da dominare. Da persuadere. Guelfi e ghibellini, repubblicani e democratici, morotei e andreottiani, cattolici e protestanti, se ci fate caso il Potere ha sempre alimentato queste divisioni. 

 

 

Il miglior modo per controllare un popolo è quello di dividerlo. La divisione crea confusione, conflitti e contrasti. Gli schieramenti calamitano l’attenzione. Monopolizzano le discussioni. Dirottano i malumori. Come lavarsene le mani? Della povertà che avanza, delle proprie incompetenze, delle proprie inefficienze, del malessere generale? Fare in modo che i poveri si facciano guerra tra loro. 

 

 

G.Middei

Leggi tutto…

.

«È una cosa ben monotona il genere umano. I più sgobbano la massima parte del tempo per campare; e quel pochetto di libertà che avanza li tormenta così che si stillano il cervello in cerca di espedienti d'ogni sorta per disfarsene.»

 

(Johann Wolfgang von Goethe - I dolori del giovane Werther)

Leggi tutto…

.

«È una malattia. La gente ha smesso di pensare, di provare emozioni, di interessarsi alle cose; nessuno che si appassioni o creda in qualcosa che non sia la sua piccola, dannata, comoda mediocrità.»

 

 

(Richard Yates, Revolutionary Road, 1961)

Leggi tutto…

.

Abbiamo un cervello: usiamolo. 

 

 

Copernico, Galileo, Newton non avevano i computer, non avevano le calcolatrici. Pensate che Eratostene calcolò la circonferenza della terra grazie a dei semplici bastoni che proiettavano delle ombre. Oggi invece senza una calcolatrice perfino una semplice addizione mette in crisi ragazzi e adulti.  

 

 

Ma forse questi uomini erano dei geni? Avevano due occhi, due orecchie, un cervello proprio come noi. Non erano diversi da noi. Ascoltavano, osservavano, pensavano, tutto qui. Ecco ciò che facevano, ecco il segreto della loro intelligenza. “Leggere dentro”, dal latino intus (dentro), e legere (leggere), questo significa la parola intelligenza, significa guardare le cose, non con superficialità, fretta, passività, ma guardare dentro, guardare oltre per coglierne gli aspetti nascosti, meno evidenti. 

 

 

Ricordate come una volta si facevano le ricerche? Prendevamo in mano delle vecchie enciclopedie, le sfogliavamo, le lèggevamo, le mettevamo a confronto. Era un lavoro lungo, faticoso, non voglio negarlo. Oggi invece basta un click. Qualsiasi cosa cerchi, puoi trovarla su Google. Vuoi sapere in che anno è stata combattuta una certa battaglia? Chi ha inventato il grammofono? Come si chiama l‘uomo che ha dipinto La ronda dei carcerati? Ma questo non è sapere. Non vi servirà a niente sapere che un tizio di nome Van Gogh ha dipinto la Ronda dei carcerati e non vi servirà a niente sapere che la rivoluzione francese è avvenuta nel 1789, se vi limitate ad assimilare in modo passivo queste informazioni. 

 

 

Qualcuno obietterà: ma grazie a internet è tutto più semplice, facile, immediato. È anche molto più comodo, no? Forse, ma era durante questo processo del leggere, mettere a raffronto, ricercare che nasceva qualcosa, qualcosa che oggi manca: il senso critico. Quando lèggiamo un giornale, ascoltiamo una trasmissione, e ripetiamo a pappagallo ciò che abbiamo letto, sentito, ascoltato: non stiamo pensando. Non stiamo ragionando. Ci limitiamo a fare da cassa di risonanza per i pensieri e le parole pensate da altri cervelli. Prendiamo in prestito i loro cervelli, e diventiamo noi stessi cervelli presi in prestito. Superflui. Non necessari. 

 

 

G.Middei

Leggi tutto…

.

«La società totalitaria tende ad abolire la frontiera tra pubblico e privato; il potere esige che la vita dei cittadini sia il più trasparente possibile. Questo ideale di vita senza segreti corrisponde a quello di una famiglia esemplare: un cittadino non ha il diritto di dissimulare alcunché di fronte al Partito o allo Stato così come un bambino non ha diritto ad avere segreti per suo padre o sua madre.»

 

 

C’è un romanzo che racconta esattamente cos’è lo stato totalitario: Il processo di Kafka. Ecco, immaginate di essere a casa vostra, in tutta tranquillità, ma una mattina due uomini piombano nella vostra stanza per arrestarvi. Ci sono sempre stati nella Storia uomini accusati ingiustamente di crimini che non avevano commesso, ma non è questo il punto. Dal giorno dell’arresto Josef K. non sarà mai più solo: «il tribunale lo seguirà, lo spierà; la sua vita privata sparirà inghiottita dal sistema». 

 

 

Lo stesso accade in 1984 di Orwell. Il Grande Fratello organizza la vita dei cittadini: gli svaghi, i divertimenti, le uscite, tutto viene programmato per impedire agli uomini di restare soli con se stessi. In Cina, sotto la dittatura di Mao Zedong, fin dalla più tenera età i bambini venivano educati a temere la solitudine e a partecipare a quante più attività collettive possibili. Perché? Perché la solitudine è l’anticamera del pensiero. Il modo migliore per impedire che la gente pensi è fare in modo che non sia mai sola. 

 

 

Certo grazie alla radio, a internet, alla televisione, ai social nessuno è più solo, ma come aveva intuito la Arendt «nel silenzio e nella solitudine può nascere il pensiero che in seguito ti cambierà la vita. Se un uomo non usufruisce di questo suo diritto o ne viene privato da circostanze esterne, un bel giorno scoprirà con stupore che nella vita non s’è mai incontrato con se stesso.»

 

 

G.Middei

Leggi tutto…
RSS
Inviami una notifica quando vengono nuovi articoli in questa categoria –