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Dalla paura della solitudine e del silenzio, ciascuno cerca a modo suo di guarire. 

 

 

Alcuni vanno a fare viaggi. Nell’ansia di veder paesi nuovi, gente diversa, c’è la speranza segreta di scoprire in qualche punto della terra la persona che potrà parlare con noi. Alcuni s’ubriacano, per dimenticare i propri torbidi fantasmi e parlare. Alcuni imparano a giocare a bridge; alcuni fanno l’amore, che si può fare anche senza parole. Di solito si dice che queste cose si fanno per ingannare il tempo: in verità si fanno per ingannare il silenzio. 

 

 

Il pensiero appare come uno sterile frutto di solitudine e fatica; due cose sono oggi con prepotenza odiate, la fatica e la solitudine. Si cerca di combatterle e di annientarle ovunque se ne scorga una pallida impronta. Ci si raduna in gruppo, per difendersi dall’oscurità e dal silenzio; ci si raduna in gruppo per viaggiare, per esistere, per cantare e suonare Ci si raduna in gruppo anche per fare l’amore: sembrando faticoso e stremante, e troppo imparentato con la solitudine, il famoso antichissimo rapporto di una sola donna con un solo uomo. 

 

 

Natalia Ginzburg, “Le piccole virtù”

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