FUMETTISTICA (130)

Hirohito

Trascrivo qui di seguito una poesia tratta dal mio libro:

“Quasi poesie. Storie dimenticate / per motivi diversi / volentieri raccontate / in imperfetti versi” – Editrice Albatros – Roma – 2018. È preceduta da una breve introduzione storica del personaggio e corredata da una citazione. Angelo

Il sovrano titubante

 

ovvero

 

Hirohito e la guerra

 

Hirohito (1901-1989) è stato imperatore del Giappone per lunghi decenni, compreso il difficilissimo periodo della Seconda Guerra Mondiale, con la resa del Giappone, dopo le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, e la dichiarazione, secondo alcuni imposta dagli Alleati occupanti, della sua natura umana e non divina di imperatore, che invece era creduta tradizionalmente dalla religione scintoista.

 

Qui Hirohito ci confida di essere sempre stato contrario alla guerra, ma di essere stato molto indeciso, titubante, a causa dell’influenza esercitata dai suoi militari sulle sue decisioni.

 La sua indecisione lo ha rafforzato nella convinzione di non essere di natura divina.

 

In conclusione, egli parla in difesa di se stesso, per poi chiederci una preghiera.

 

Tutti gli uomini sono fratelli,

 come il mare che bagna tutto il mondo;

 quindi perché il vento e le onde

 si scagliano con violenza ovunque?

Hirohito

 

Ora so per certo

 che al divino concerto

 non appartengo affatto.

 Allo stretto contatto

 

con gli occupanti vincitori

 molti hanno attribuito

 questo mio parlar contrito.

 Di certo, troppi dolori

 

il mio popolo ha subito.

 Troppi morti quella bomba orrenda

 ha causato e causerà. Difenda

 chi lo desidera il mio mito,

 

il mio essere divino.

 Io non lo farò mai più,

 poiché ora e quaggiù

 ho capito che dell’inchino

 

devoto a me prima riservato

 non son degno affatto.

 Ho compreso e sperimentato

 il mio essere inadatto,

 

il mio timore,

 la mia indecisione,

 il mio tremore,

 la mia condizione

 

di dubbio insuperabile,

 di ostacolo insormontabile,

 di decisioni rimandate,

 di parole soffocate.

 

Entrare in guerra non volevo,

 ma i miei generali vedevo

 come devoti adulatori

 e mostruosi tramatori.

 

Cosa fare dunque?

 La vita di chiunque

 altro avrei voluto in dono,

 per conoscere il suono

 

della pace e del nascondimento.

 Ma ho infine acconsentito, spento

 nel cuore, a lasciare che il forte vento

 della guerra, il violento

 

sussulto dei prepotenti arroganti,

 coprisse il Giappone mio amato.

 Poi la resa ho accettato.

 Non mi crederanno in tanti,

 

ma io dichiaro ugualmente

 che la guerra non volevo,

 che il da farsi non sapevo,

 che il mio cuore e la mia mente

 

lacerati eran tanto.

 Non voleva l’anima mia

 lo scontro e l’odioso canto,

 ma firmai per la guerresca via.

 

Se puoi e se non ti spiace,

 per me prega e dimmi pace.

 Son Hirohito il titubante,

 sovrano del sol levante.

 

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