Trascrivo qui di seguito una poesia tratta dal mio libro:
“Quasi poesie. Storie dimenticate / per motivi diversi / volentieri raccontate / in imperfetti versi” – Editrice Albatros – Roma – 2018. È preceduta da una breve introduzione storica del personaggio e corredata da una citazione. Angelo
Il sovrano titubante
ovvero
Hirohito e la guerra
Hirohito (1901-1989) è stato imperatore del Giappone per lunghi decenni, compreso il difficilissimo periodo della Seconda Guerra Mondiale, con la resa del Giappone, dopo le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, e la dichiarazione, secondo alcuni imposta dagli Alleati occupanti, della sua natura umana e non divina di imperatore, che invece era creduta tradizionalmente dalla religione scintoista.
Qui Hirohito ci confida di essere sempre stato contrario alla guerra, ma di essere stato molto indeciso, titubante, a causa dell’influenza esercitata dai suoi militari sulle sue decisioni.
La sua indecisione lo ha rafforzato nella convinzione di non essere di natura divina.
In conclusione, egli parla in difesa di se stesso, per poi chiederci una preghiera.
Tutti gli uomini sono fratelli,
come il mare che bagna tutto il mondo;
quindi perché il vento e le onde
si scagliano con violenza ovunque?
Hirohito
Ora so per certo
che al divino concerto
non appartengo affatto.
Allo stretto contatto
con gli occupanti vincitori
molti hanno attribuito
questo mio parlar contrito.
Di certo, troppi dolori
il mio popolo ha subito.
Troppi morti quella bomba orrenda
ha causato e causerà. Difenda
chi lo desidera il mio mito,
il mio essere divino.
Io non lo farò mai più,
poiché ora e quaggiù
ho capito che dell’inchino
devoto a me prima riservato
non son degno affatto.
Ho compreso e sperimentato
il mio essere inadatto,
il mio timore,
la mia indecisione,
il mio tremore,
la mia condizione
di dubbio insuperabile,
di ostacolo insormontabile,
di decisioni rimandate,
di parole soffocate.
Entrare in guerra non volevo,
ma i miei generali vedevo
come devoti adulatori
e mostruosi tramatori.
Cosa fare dunque?
La vita di chiunque
altro avrei voluto in dono,
per conoscere il suono
della pace e del nascondimento.
Ma ho infine acconsentito, spento
nel cuore, a lasciare che il forte vento
della guerra, il violento
sussulto dei prepotenti arroganti,
coprisse il Giappone mio amato.
Poi la resa ho accettato.
Non mi crederanno in tanti,
ma io dichiaro ugualmente
che la guerra non volevo,
che il da farsi non sapevo,
che il mio cuore e la mia mente
lacerati eran tanto.
Non voleva l’anima mia
lo scontro e l’odioso canto,
ma firmai per la guerresca via.
Se puoi e se non ti spiace,
per me prega e dimmi pace.
Son Hirohito il titubante,
sovrano del sol levante.
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