RECITAZIONE DANZA (105)
Lode a Te o Signore
In questa giornata di Sole 🌞 e di Festa 🎊 🎂 🎃 🎄 🥳 🎊 🎂 🎃 🎄 🥳 🎊
Grazie ❤
rosanna
Anche la TV è arte. Pochi l'hanno saputo fare come lui. R.I.P.
Riposa in pace grande Papa Benedetto
La scala. Nella storia per la storia.
Mi permetto di suggerire a tutti un VERO ARTISTA DELLA MUSICA e un PROFESSIONISTA.
BASSANI LORENZO che consiglio a tutti.
Vi lascio i suoi contatti diretti...
Infostudiolorenzobassani@gmail.com
La cultura nella sua essenza. Per una serata magica e suggestiva. Prenotazioni entro mercoledì possibilmente.
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Scrivo questo articolo seduto ai tavoli dello storico Caffè Impero di Piazza Vittoria, con un cappuccino ancora bollente e una brioche al cioccolato (al momento intonsa) accanto al mio Mac. Venerdì scorso, con la rappresentazione di «Christine e Léa – Le serve» si è conclusa la prima triade di opere di mia scrittura rappresentate al Piccolo Teatro Libero di Brescia.
Le altre due, per amor di precisione, recavano anche la firma di Enrico Luceri, noto giallista autore del romanzo breve che ne è alla radice (nel caso di «Punto improprio») e quella della giovane e talentuosa attrice e poetessa Daniela Morandini (per «Zastava 999»).
Tutti e tre gli eventi, fortunatamente, sono stati accompagnati da un notevole successo sia in termini di afflusso di spettatori che in quelli del franco gradimento esternato senza riserve dal pubblico. E non un pubblico qualsiasi, ma quello solito frequentare il Piccolo Teatro Libero, appassionato, critico e qualificato, al cui interno si contano numerosissimi “addetti ai lavori” non solo cittadini.
Ovvio che questa piccola ma significativa esplosione di appuntamenti con i miei testi, concentrata in pochi mesi al piccolo ma prezioso gioiello costituito dal locale di Corso Bazoli retto e amministrato con passione e inventiva dall’Associazione Culturale LLUM e dalla sua autentica “anima”, Elena Guitti, di cui si parlerà diffusamente nel prosieguo di questo post.
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Intanto, dico la mia. Se l’incontro con PTL, nel 2019, fu del tutto casuale in qualità di spettatore di un’originalissima e sorprendente versione dell’Antigone diretta da Fabio Maccarinelli (vds. in questo stesso blog la recensione a suo tempo firmata dall’amico GuittoMatto: https://cardona.patriziopacioni.com/brescia-citta-del-teatro-14-a-san-polino-lantigone-che-non-ti-aspetti/) del tutto volontaria e meditata, invece, è stato il concepimento del progetto di avviare una collaborazione artistica ad ampio spettro mediante l’allestimento in tale sede di mie opere messe in scena da compagnie diverse (Ombre di Platone, Teatranti, ÒStudios e Compagnia del Barone). Molteplici le ragioni di questo desiderio che poi, grazie alla sensibilità e alla squisita ospitalità di Elena Guitti (valentississima light designer e talentuosa attrice, tra l’altro) e dei suoi collaboratori, è andata felicemente in porto. Più che felicemente, direi.
La prima cosa ad avere orientato questa mia scelta è l’apprezzamento nei confronti della linea di scelta degli spettacoli costantemente seguita da LLUM, sulla base dell’accurata scelta dei testi e del sempre professionale allestimento di quelli prodotti in proprio, e su un accurato vaglio della qualità di quelli, invece, portati in palcoscenico in qualità di ospitalità da altre compagnie. Il tutto accordando prevalemza a temi di attualità, d’impegno civile o di ricerca su personaggi reali o letterari del passato.
La seconda è la struttura dello spazio riservato al pubblico (per cento posti complessivi) e del palcoscenico, di ridotte dimensioni ma assolutamente funzionale, in un insieme particolarmente efficace nel sollecitare un globale coinvolgimento emotivo sinergico da parte degli spettatori presenti.
La terza, forse la più importante di tutte, la capacità e l’efficacia dimostrata dagli attuali gestori del Piccolo Teatro Libero nel selezionare e fidelizzare, come si è detto prima, di mettere insieme un pubblico al tempo stesso appassionato di Teatro inteso come disciplina dello spettacolo e attento agli sviluppi della società contemporanea, alla difesa dei diritti, dell’equità, delle pari opportunità e dell’uguaglianza.
Se tutto andrà per il verso giusto, nelle mie intenzioni e sempre che permanga analoga volontà anche nei miei amici-interlocutori di Corso Bazoli, siamo soltanto all’inizio. Di certo, venerdì 21 ottobre, il PTL ospiterà infatti il mio dramma «Diciannove + Uno» , in cui si tenta di ricostruire e decifrare uno dei più grandi e tragici misteri italiani, vale a dire la tragica scomparsa della motonave Hedia e di tutto il suo equipaggio nel Mediterraneo meridionale, nel pieno divampare della guerra di liberazione algerina.
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Altro dramma cui tengo moltissimo, vale a dire «Il mantello scarlatto», vincitore di numerosi e prestigiosi riconoscimenti quale il Concorso Sipario e il Premio Lagi Gerundo, in cui si tratta tra realtà e leggenda della controversa figura di Mastro Titta, boia papale, io e le Ombre di Platone contiamo di proprorre al pubblico bresciano nella primavera del nuovo anno.
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Ciò detto, è decisamente arrivato il momento di conoscere da vicino chi sono i promotori e i gestori di quel piccolo-grande miracolo laico costituito dall’attività di intrattenimento e divulgazione (ma anche di insegnamento di regia e di recitazione) in cui si estrinseca l’attività del Piccolo Teatro Libero.
L’ASSOCIAZIONE CULTURALE LLUM E IL PICCOLO TEATRO LIBERO
L’Associazione Culturale LLUM nasce nel 2016 con lo scopo di gestire e far crescere il Piccolo Teatro Libero di San Polino a Brescia, spazio culturale comunitario, punto di riferimento per il quartiere e per il territorio di Brescia e provincia. L’Associazione è inizialmente formata da quattro donne con un bagaglio esperienziale lavorativo diversificato (dal teatro, alla fotografia, alla curatela museale, all’educazione imprenditoriale) che mettono a disposizione per lo sviluppo di una nuova realtà culturale nel territorio di Brescia. Il Piccolo Teatro Libero (della cui gestione sono responsabili dal 2016) vuole essere uno spazio produttivo e un luogo aperto non solo al teatro ma all’arte in genere, un piccolo spazio libero dove la diversità è un pregio e non un difetto. Un luogo che con il passare del tempo si arricchisce di nuove figure che entrano in collaborazione portando le loro esperienze e i loro progetti. Il Teatro oltre ad organizzare rassegne teatrali offre diversi corsi di formazione ed ha iniziato a produrre spettacoli in autonomia.
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ELENA GUITTI
Laureata allo S.T.A.R.S. di Brescia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore in Scienze e tecnologie delle arti e dello spettacolo. All’interno dell’università segue un laboratorio di dizione e fonica con Maria Candida Toaldo e uno di teatro danza con Alessandro Mor. Frequenta diversi laboratori di teatro del movimento con gli esperti Giacomo Gamba e Fabio Maccarinelli. Da anni lavora con Abderrahim El Hadiri, attore marocchino, con cui ha approfondito il lavoro sul teatro di narrazione e con il quale a partecipato come relatrice a corsi di formazione rivolti ad insegnanti. Frequenta stage e laboratori intensivi con Norberto Presta e Sabine Uitz ( Centro di produzione teatrale Via Rosse) e Livia Sguben (Comuna Baires). Ha collaborato con La Fabbrica del Vento, compagnia di teatro di ricerca di Brescia, con la quale ha partecipato a numerosi festival di teatro contemporaneo all’estero. Ha inoltre lavorato nel festival Esplora a Brescia. Ha lavorato presso il Festival Crocifixus Festival di Primavera e il Festival Acque e Terre, lavorando con varie realtà del teatro bresciano. Lavora con l’Associazione culturale Cicogne come attrice e tecnico audio luci. Ha collaborato negli spettacoli proposti dall’Unione ciechi di Brescia. Conduce laboratori presso scuole primarie e scuole materne di Brescia e provincia. Negli anni scolastici 2014/2015 e 2015/2016 ha collaborato con “TEATROGGI” nel progetto teatrale biennale sperimentale di prevenzione per gli adolescenti “Ethyltop (?)”, coprodotto con Regione Lombardia, Provincia e Comune di Brescia. Ha collaborato inoltre con il gruppo “Mai senza l’altro” di Botticino, come conduttrice di un laboratorio teatrale rivolto alle persone disabili del territorio. Ha collaborato come lettrice per alcune biblioteche e librerie. Nel 2016 fonda l’associazione culturale LLUM e prende in gestione il Piccolo Teatro Libero di San Polino (Brescia) dove ricopre il ruolo di Vicepresidente e Direttrice Artistica.
PICCOLO TEATRO LIBERO – C.SO BAZOLI 89 / VIA UGO ALDRIGHI – BRESCIA – TEL. + 39 328 077 8446
PATRIZIO PACIONI
Venerdì 27 maggio 2022 al Teatro FE - Fabbrica delle Esperienze (via Brioschi 60) ore 21
Milena e Graziano, coppia di italiani in fuga dal logorio di una vita anonima quanto noiosa e dal loro rapporto di coppia ormai giunto a scadenza, si trovano a dover trascorrere una notte a Goli Otok, minuscolo fazzoletto di terra al largo delle coste della Croazia, conosciuto anche come Isola Calva.
Un posto maledetto, a lungo sede di un campo di concentramento caratterizzato dalla durezza del trattamento riservato ai prigionieri e dall’efferata crudeltà dei sorveglianti, al cui interno si procedeva alla “rieducazione” degli oppositori politici di qualunque estrazione… o alla loro eliminazione.
In assenza di altre strutture ricettive, l’unico rifugio dove trascorrere la notte, in attesa che, l’indomani, uno dei battelli che fanno la spola tra il continente e l’isola, possa imbarcarli e riportarli a terra, è un modesto ristorante che vive sul passaggio dei turisti attirati dalle memorie degli orrori del passato e in cerca di emozioni forti a buon prezzo.
In questo contesto si consuma il lorovincontro con gli inquietanti conduttori del locale: Darko, ex combattente della guerra dei balcani, dai tragici trascorsi, con la giovane e problematica figlia Katica e l’inquietante presenza, confinata in una stanza interna, del padre Goran, vecchio e malato,ex internato nel campo di concentramento.
Un confronto tra mondi diversi dal quale scaturiscono scintille capaci d’incendiare i contrasti e di scatenare l’esplosione di passioni e di avvenimenti drammatici, di sorprendente e inimmaginabile esito.
Quando con Daniela Morandini, preziosa coautrice di questa sofferta pièce e di altre che verranno, pensammo di scrivere questo dramma, non potevamo prevedere ciò che di lì a poco sarebbe venuto e, soprattutto, quale sarebbe stata la situazione del mondo al momento di metterla in scena. In poco meno di tre anni è cambiato il mondo, è cambiata la vita di tutti, e non certo in meglio» dice Patrizio Pacioni, rivolgendosi ai tanti spettatori che hanno gremito il Piccolo Teatro Libero e che non vogliono saperle di finirla con i fragorosi applausi indirizzati alla compagnia ÒStudios Teatro di Milano al termine della prima nazionale di Zastava 999.
«L’opera alla quale avete appena assistito voleva essere (ed è a tutti gli effetti), partendo da una situazione storica neanche troppo lontana, una ferma e appassionata denuncia degli orrori della guerra, ma è difficile farla risuonare forte e chiaro adesso, con il sottofondo di questo assordante rombo di cannoni e delle grida di dolore e di rabbia lanciate da un popolo oppresso e martirizzato».
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LA TRAMA:
Milena e Riccardo, coppia di italiani in fuga dal logorio di una vita anonima quanto noiosa e dal loro rapporto di coppia ormai giunto a scadenza, si trovano a dover trascorrere una notte a Goli Otok, minuscolo fazzoletto di terra al largo delle coste della Croazia, conosciuto anche come Isola Calva. Un posto maledetto, a lungo sede di un campo di concentramento caratterizzato dalla durezza del trattamento riservato ai prigionieri e dall’efferata crudeltà dei sorveglianti, al cui interno si procedeva alla “rieducazione” degli oppositori politici di qualunque estrazione… o alla loro eliminazione. In assenza di altre strutture ricettive, l’unico rifugio dove trascorrere la notte, in attesa che, l’indomani, uno dei battelli che fanno la spola tra il continente e l’isola, possa imbarcarli e riportarli a terra, è un modesto ristorante che vive sul passaggio dei turisti attirati dalle memorie degli orrori del passato e in cerca di emozioni forti a buon prezzo. In questo contesto si consuma il lorovincontro con gli inquietanti conduttori del locale: Darko, ex combattente della guerra dei balcani, dai tragici trascorsi, con la giovane e problematica figlia Katica e l’inquietante presenza, confinata in una stanza interna, del padre Goran, vecchio e malato,ex internato nel campo di concentramento. Un confronto tra mondi diversi dal quale scaturiscono scintille capaci d’incendiare i contrasti e di scatenare l’esplosione di passioni e di avvenimenti drammatici, di sorprendente e inimmaginabile esito.
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LO SPETTACOLO:
Maiuscola prova attoriale della compagnia milanese ÒStudios Teatro, per la prima volta a confronto con l’appassionato e competente pubblico bresciano in quello che può essere definito l’avamposto e la rocca del teatro d’impegno e d’avanguardia della Città, diretto dall’esperta teatrante a tutto tondo che risponde al nome di Elena Guitti. «Non a caso è proprio su questo palcoscenico che, poche settimane fa, ha fatto il suo debutto Punto improprio, pièce gialla che ho tratto da un romanzo del noto giallista Enrico Luceri; né che ancora qui, tra due settimane, i Teatranti, ancora in collaborazione con Le Ombre di Platone (Compagnia del Barone – Ombre di Platone), metteranno in scena, a grande richiesta, una replica di Christine e Léa – Le serve (ispirato a un atroce fatto di cronaca degli anni ’30) che ha riscosso unanimi consensi al Teatro Sant’Afra nello scorso novembre; inoltre, proprio in questi giorni, si è deciso di far debuttare a Brescia, sempre al Piccolo Teatro Libero, l’altro mio dramma Diciannove più uno (Teatro Sudio e Ombre di Platone) che racconta uno dei più foschi misteri del dopoguerra. Il fatto è che la linea d’impegno civile e di denuncia sociale seguita da questo teatro (e il pubblico che abitualmente lo frequenta) risultano molto vicini, anche s enon perfettamente coincidenti, alle mie convinzioni e alle mie scelte drammaturgiche» chiarisce ancora Pacioni nell’immediato dopospettacolo. Francesco Cundò interpreta la parte di Darko, miliziano indurito e incattivito dalla guerra dei Balcani sprizzando energia e rabbia da tutti i pori; Daniela Morandini e Ivan Bonasia si calano con straordinaria disinvoltura nei panni (e nel nulla) di Milena e Riccardo, coppia ormai giunta ai titoli di coda di cinici e sprovveduti turisti italiani alla ricerca di sensazioni forti, conferendo spessore al banale anonimato dei due personaggi con il giusto mix di distacco e ironia, la giovane e sorprendente Valentina Maronese, se perdonate il gioco di parole, incarna con la straordinaria maturità di una veterana del palcoscenico… l’immaturità di Katica, fragile e spinoso germoglio di una dinastia dannata.
Impeccabile la regia di Davide Del Grosso, capace di innescare nel modo più conveniente ardite soluzioni narrative e significativi momenti di urticante ironia nell’atmosfera arcaica da classica tragedia greca, sia per la narrazione degli eventi bellici che per la spietata dissezione di sentimenti e tabù di significativa valenza psicoanalitica. Tutto ciò mantenendo sempre alto il ritmo della rappresentazione e ben desta l’attenzione e l’emozione degli spettatori. Il tutto, arricchito da geniali accorgimenti sia nella essenziale ma sorprendente scenografia che nei suggestivi e coinvolgenti interventi sonori. Voto altissimo per lui, come per tutti gli interpreti della pièce.
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Come battuta finale, a nome e per conto di tutto il cast, abbiamo raccolto le parole dell’autrice/attrice Daniela Morandini: «Il debutto di Zastava 999 è gioia e commozione. Il percorso per arrivare è stato lungo e accidentato, segnato dalle interruzioni imposte dagli accadimenti degli ultimi anni, ma i compagni di viaggio di questa avventura hanno dimostrato tenacia, motivazione e coraggio. Insieme, a partire dalla drammaturgia scritta con Patrizio Pacioni (incontro di cui sono a sarò sempre grata), abbiamo scavato nei significati e nei misteri di una storia di guerra e violenza, di ignavia e di indifferenza. La regia ha colto da subito il contesto idealeall’interno del quale far vivere questi personaggi, in una dinamica sospesa e polverosa: esseri fuori dal tempo che vagano come fantasmi, ognuno con le proprie contraddizioni e violenze. Il processo attoriale è stato intenso e complesso: dopo ogni gesto, dopo ogni suono, sentiamo sempre la necessità di scoprirne altri, per scavare sempre più all’interno di noi e della trama, tra sfumature che non finiscono mai di mutare. Il viaggio è appena iniziato, ed io sono felice e soddisfatta dell’impegno, della determinazione e del cuore che tutti noi abbiamo dedicato e continueremo a dedicare a questo progetto… e al nostro pubblico».
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Del gradimento dimostrato dal pubblico, che al termine dello spettacolo ha più volte e calorosamente richiamato alla ribalta gli attori e il regista, si è già detto..
Prossimo appuntamento con «Zastava 999» venerdì 27 maggio a Milano presso FE Teatro Fabbrica dell’Esperienza – via Francesco Brioschi 60 (+39 02 7862 4438 )
«Quando con Daniela Morandini, preziosa coautrice di questa sofferta pièce e di altre che verranno, pensammo di scrivere questo dramma, non potevamo prevedere ciò che di lì a poco sarebbe venuto e, soprattutto, quale sarebbe stata la situazione del mondo al momento di metterla in scena. In poco meno di tre anni è cambiato il mondo, è cambiata la vita di tutti, e non certo in meglio» dice Patrizio Pacioni, rivolgendosi ai tanti spettatori che hanno gremito il Piccolo Teatro Libero e che non vogliono saperle di finirla con i fragorosi applausi indirizzati alla compagnia ÒStudios Teatro di Milano al termine della prima nazionale di Zastava 999.
«L’opera alla quale avete appena assistito voleva essere (ed è a tutti gli effetti), partendo da una situazione storica neanche troppo lontana, una ferma e appassionata denuncia degli orrori della guerra, ma è difficile farla risuonare forte e chiaro adesso, con il sottofondo di questo assordante rombo di cannoni e delle grida di dolore e di rabbia lanciate da un popolo oppresso e martirizzato».
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LA TRAMA:
Milena e Riccardo, coppia di italiani in fuga dal logorio di una vita anonima quanto noiosa e dal loro rapporto di coppia ormai giunto a scadenza, si trovano a dover trascorrere una notte a Goli Otok, minuscolo fazzoletto di terra al largo delle coste della Croazia, conosciuto anche come Isola Calva. Un posto maledetto, a lungo sede di un campo di concentramento caratterizzato dalla durezza del trattamento riservato ai prigionieri e dall’efferata crudeltà dei sorveglianti, al cui interno si procedeva alla “rieducazione” degli oppositori politici di qualunque estrazione… o alla loro eliminazione. In assenza di altre strutture ricettive, l’unico rifugio dove trascorrere la notte, in attesa che, l’indomani, uno dei battelli che fanno la spola tra il continente e l’isola, possa imbarcarli e riportarli a terra, è un modesto ristorante che vive sul passaggio dei turisti attirati dalle memorie degli orrori del passato e in cerca di emozioni forti a buon prezzo. In questo contesto si consuma il lorovincontro con gli inquietanti conduttori del locale: Darko, ex combattente della guerra dei balcani, dai tragici trascorsi, con la giovane e problematica figlia Katica e l’inquietante presenza, confinata in una stanza interna, del padre Goran, vecchio e malato,ex internato nel campo di concentramento. Un confronto tra mondi diversi dal quale scaturiscono scintille capaci d’incendiare i contrasti e di scatenare l’esplosione di passioni e di avvenimenti drammatici, di sorprendente e inimmaginabile esito.
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LO SPETTACOLO:
Maiuscola prova attoriale della compagnia milanese ÒStudios Teatro, per la prima volta a confronto con l’appassionato e competente pubblico bresciano in quello che può essere definito l’avamposto e la rocca del teatro d’impegno e d’avanguardia della Città, diretto dall’esperta teatrante a tutto tondo che risponde al nome di Elena Guitti. «Non a caso è proprio su questo palcoscenico che, poche settimane fa, ha fatto il suo debutto Punto improprio, pièce gialla che ho tratto da un romanzo del noto giallista Enrico Luceri; né che ancora qui, tra due settimane, i Teatranti, ancora in collaborazione con Le Ombre di Platone (Compagnia del Barone – Ombre di Platone), metteranno in scena, a grande richiesta, una replica di Christine e Léa – Le serve (ispirato a un atroce fatto di cronaca degli anni ’30) che ha riscosso unanimi consensi al Teatro Sant’Afra nello scorso novembre; inoltre, proprio in questi giorni, si è deciso di far debuttare a Brescia, sempre al Piccolo Teatro Libero, l’altro mio dramma Diciannove più uno (Teatro Sudio e Ombre di Platone) che racconta uno dei più foschi misteri del dopoguerra. Il fatto è che la linea d’impegno civile e di denuncia sociale seguita da questo teatro (e il pubblico che abitualmente lo frequenta) risultano molto vicini, anche s enon perfettamente coincidenti, alle mie convinzioni e alle mie scelte drammaturgiche» chiarisce ancora Pacioni nell’immediato dopospettacolo. Francesco Cundò interpreta la parte di Darko, miliziano indurito e incattivito dalla guerra dei Balcani sprizzando energia e rabbia da tutti i pori; Daniela Morandini e Ivan Bonasia si calano con straordinaria disinvoltura nei panni (e nel nulla) di Milena e Riccardo, coppia ormai giunta ai titoli di coda di cinici e sprovveduti turisti italiani alla ricerca di sensazioni forti, conferendo spessore al banale anonimato dei due personaggi con il giusto mix di distacco e ironia, la giovane e sorprendente Valentina Maronese, se perdonate il gioco di parole, incarna con la straordinaria maturità di una veterana del palcoscenico… l’immaturità di Katica, fragile e spinoso germoglio di una dinastia dannata.
Impeccabile la regia di Davide Del Grosso, capace di innescare nel modo più conveniente ardite soluzioni narrative e significativi momenti di urticante ironia nell’atmosfera arcaica da classica tragedia greca, sia per la narrazione degli eventi bellici che per la spietata dissezione di sentimenti e tabù di significativa valenza psicoanalitica. Tutto ciò mantenendo sempre alto il ritmo della rappresentazione e ben desta l’attenzione e l’emozione degli spettatori. Il tutto, arricchito da geniali accorgimenti sia nella essenziale ma sorprendente scenografia che nei suggestivi e coinvolgenti interventi sonori. Voto altissimo per lui, come per tutti gli interpreti della pièce.
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Come battuta finale, a nome e per conto di tutto il cast, abbiamo raccolto le parole dell’autrice/attrice Daniela Morandini: «Il debutto di Zastava 999 è gioia e commozione. Il percorso per arrivare è stato lungo e accidentato, segnato dalle interruzioni imposte dagli accadimenti degli ultimi anni, ma i compagni di viaggio di questa avventura hanno dimostrato tenacia, motivazione e coraggio. Insieme, a partire dalla drammaturgia scritta con Patrizio Pacioni (incontro di cui sono a sarò sempre grata), abbiamo scavato nei significati e nei misteri di una storia di guerra e violenza, di ignavia e di indifferenza. La regia ha colto da subito il contesto idealeall’interno del quale far vivere questi personaggi, in una dinamica sospesa e polverosa: esseri fuori dal tempo che vagano come fantasmi, ognuno con le proprie contraddizioni e violenze. Il processo attoriale è stato intenso e complesso: dopo ogni gesto, dopo ogni suono, sentiamo sempre la necessità di scoprirne altri, per scavare sempre più all’interno di noi e della trama, tra sfumature che non finiscono mai di mutare. Il viaggio è appena iniziato, ed io sono felice e soddisfatta dell’impegno, della determinazione e del cuore che tutti noi abbiamo dedicato e continueremo a dedicare a questo progetto… e al nostro pubblico».
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Del gradimento dimostrato dal pubblico, che al termine dello spettacolo ha più volte e calorosamente richiamato alla ribalta gli attori e il regista, si è già detto..
Prossimo appuntamento con «Zastava 999» venerdì 27 maggio 2022 a Milano presso FE Teatro Fabbrica dell’Esperienza – via Francesco Brioschi 60 (+39 02 7862 4438 )
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