Ci sono libri per tutti e libri per pochi.
E poi ci sono i libri che vogliono piacere ad ogni costo e al maggior numero di persone. Ma come piacere a tutti? Facile, bisogna dire quello che gli altri vogliono sentirsi dire, bisogna mettersi al servizio dei luoghi comuni, fare della banalità una virtù, confermare le aspettative del pubblico.
Un romanzo invece dovrebbe turbare, suscitare sensazioni, emozioni, pensieri che sono per il lettore nuovi, difficili, problematici. Pensate a Delitto e castigo. Un giovane uccide una vecchia usuraia per il puro piacere di uccidere? È disturbante come idea, no? O pensate ad Anna Karenina? Provate ad immaginare l’effetto che produsse sulla società ottocentesca la storia di una donna sposata che abbandona il marito per stare con l’amante.
O pensate a Lolita, agli Ultimi giorni di un condannato a morte di Hugo, alle stranianti atmosfere di Kafka? Cos’hanno in comune questi romanzi? Turbano, rompono gli schemi, costringono il lettore a percorrere idee e sentieri che non gli sono familiari, a calzare perfino i panni di un assassino o di un pederasta. Non importa come giudichiate il personaggio, non importa se vi suscita emozioni sgradevoli! Se un romanzo scivola in voi come acqua cheta, indisturbato, inosservato, allora sì che ha fallito nel suo compito.
Se al termine della lettura non avete provato neanche l’ombra di un turbamento, neanche un fremito di sorpresa, se non avete provato neanche per in istante l’impulso di contraddire lo scrittore, se non vi siete sentiti ora euforici ora braccati da idee che a cui non avevate mai pensato prima, il romanzo che avete letto probabilmente non aveva nulla da dire.
G.Middei
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